Pagliacci è un'opera lirica in due atti di Ruggero Leoncavallo (1858 - 1919). Prima assoluta: Teatro Dal Verme, Milano, 21 Maggio 1892. Vicenda ispirata a un delitto realmente accaduto in Calabria, quando Ruggero Leoncavallo era bambino, in Pagliacci il compositore utilizza gli atti del processo (in cui il padre figurava come magistrato) per mettere in scena un'opera verista. Personaggi Canio, nella commedia Pagliaccio e capo di una compagnia di attori girovaghi; Nedda, nella commedia Colombina e moglie di Canio; Tonio, nella commedia Taddeo, un altro Pagliaccio; Beppe, nella commedia Arlecchino; Silvio, abitante del villaggio; abitanti del villaggio. Prologo L'opera si apre con Tonio che fa capolino dal sipario: Si può? Signore, signori. Il commediante rivolge al pubblico una raccomandazione da parte dell'autore: anche se vedranno sulla scena maschere tradizionali, i fatti narrati non sono frutto della fantasia ma ispirati al vero. Sintesi dell'opera Atto I Scena Prima Alla periferia del villaggio si celebra la festa dell'Assunzione e la gente attende il gruppo di attori girovaghi. Beppe, in costume da Arlecchino a bordo di un carretto sul quale si trova Nedda, guida il gruppo composto da Canio, in costume da Pagliaccio, e Tonio, vestito da Taddeo. Canio si rivolge alla folla: alle undici andrà in scena Un grande spettacolo che ha come tema i guai di un Pagliaccio. Tonio fa per aiutare Nedda a scendere dal carretto, ma Canio lo spinge da una parte e questi se ne va brontolando. Un abitante del villaggio, osservata la scena, insinua che Tonio in realtà corteggi Nedda. I modi di Canio preoccupano Nedda, la quale tuttavia ripensa alla propria infanzia presa dal canto degli uccelli (Oh! che volo d'angeli). Scena Seconda Tonio, rimasto per nettare il somarello, ritorna di nascosto per dichiarare a Nedda il suo amore, ma più lui la implora più lei lo deride arrivando a colpirlo sul viso con una frusta. Tonio infine si allontana sconsolato, ma giurando vendetta. Entra in scena Silvio, l'amante di Nedda, e raggiunge l'amata sicuro che Canio non può vederli essendo all'osteria. Silvio convince la donna a fuggire con lui al termine dello spettacolo, ma Tonio, appostato fuori, sente i due amanti e corre ad avvisare Canio. Quest'ultimo giunge appena in tempo per sentire i due amanti accordarsi e, in un impeto d'ira, aggredisce Silvio cercando di accoltellarlo. Tonio e Beppe intervengono bloccando Canio dando così la possibilità a Silvio di fuggire, con la certezza che questi si sarebbe ripresentato allo spettacolo. Rimasto solo, Canio si prepara per la recita rammaricandosi per la sua situazione. Nel soliloquio Vesti la giubba (Ridi Pagliaccio) Canio esprime tutto il dolore che porta nel cuore pur dovendo far ridere la gente essendo egli un Pagliaccio. Atto II Scena Prima Il pubblico attende con eccitazione l’inizio dello spettacolo. Tra gli spettatori è presente anche Silvio. Arlecchino (Beppe) canta una serenata a Colombina (O colombina, il tenero fido Arlecchin). Scena Seconda Taddeo (Tonio) entra in scena e dopo aver consegnato il paniere in ginocchio all'amata Colombina le fa delle avance che però non riscuotono il successo sperato, nel frattempo entra in scena Arlecchino che banchettando amoreggia con l'amata Colombina. D'un tratto Taddeo rientra precipitoso perché Pagliaccio (Canio) sta entrando in scena completamente stravolto. Arlecchino salta dalla finestra dicendo a Colombina di versare un sonnifero in un bicchiere di vino e di porgerlo a Pagliaccio e mentre si allontana Colombina gli grida "Stasera amore, stasera sarò per sempre tua!" (le stesse parole che Canio aveva sentito poche ore prima tra Nedda e Silvio). Pagliaccio (entrato in scena), rivolgendosi a Colombina, chiede chi ci fosse in casa con essa, ma Colombina recitando nega che con lei ci fosse qualcuno. A questo punto Pagliaccio perde il controllo e ordina a Colombina di dirgli il vero nome del suo amante. Più Nedda cerca di rispettare il suo personaggio nello spettacolo e più Canio si dispera insistendo che lui non è Pagliaccio. Il pubblico è entusiasta perché scambia la realtà con la recitazione. Nel tentativo di salvare le apparenze, Colombina riprende la recita. Fermatasi, Pagliaccio afferra un coltello e le intima di rivelare il nome dell'amante. Colombina nel tentativo di fuggire viene colpita a morte da Pagliaccio, ma spirando pronuncia il nome di Silvio che corre sul palco per assisterla, tuttavia anche lui cade vittima di Pagliaccio che dopo il pluriomicidio rivolgendosi al pubblico dichiara: La commedia è finita. Qui sotto puoi osservare il frammento tematico esposto dai corni nell'introduzione. Come puoi notare il compositore chiede che venga eseguito ben cantato con dolore. Ascolta l'intera opera. Per comprendere meglio i testi scarica il libretto di Pagliacci. Approfondimento Tema dell'aria Vesti la giubba Presta attenzione ai frammenti di spartito riportati sotto, sono relativi al tema che maggiormente ha reso nota l'opera, ossia l'aria Vesti la giubba. Il compositore ha utilizzato una strategia molto efficace per aiutare il pubblico a riconoscere il personaggio di Pagliaccio: la linea melodica che Pagliaccio canta nella nota aria sopracitata viene esposta sia nell'introduzione che nel finale. In entrambi i momenti il tema è affidato ai corni. Il tema cantato riemerge nuovamente e in modo prepotente nell'aria Vesti la giubba, nella quale Canio da sfogo a tutto il suo dolore per il tradimento di Nedda. La linea melodica riprende quella esposta dai corni e pur avendo un profilo differente utilizza le stesse cellule ritmiche. Infine, il compositore nella chiusura del finale lascia emergere nuovamente il tema di Pagliaccio ancora una volta affidando ai Corni il compito di evocare il personaggio e la sua disperazione. Don Giovanni è un'opera in due atti su libretto di Lorenzo Da Ponte e musiche di W. A. Mozart. La prima rappresentazione avvenne a Praga il 29 Ottobre 1787. Personaggi Don Giovanni, giovane cavaliere estremamente licenzioso (Baritono o Basso) Leporello, suo servitore (Basso) Donna Anna (Soprano) Don Ottavio, promesso sposo di Donna Anna (Tenore) Commendatore, padre di Donna Anna (Basso) Donna Elvira, dama di Burgos abbandonata da Don Giovanni (Soprano) Masetto, contadino (Basso) Zerlina, promessa sposa di Masetto (soprano) Contadini e contadine, suonatori e servitori Sintesi dell'opera Atto I Leporello cammina avanti e indietro, dinanzi alla casa di Donna Anna, aspettando Don Giovanni, il suo padrone, intrufolatosi di nascosto e mascherato in casa per sedurre Donna Anna: è notte, Leporello è annoiato e si lamenta cantando Notte e giorno faticar. Nel frattempo in casa, Donna Anna accortasi dell’inganno inizia a urlare e insegue il cavaliere mascherato che scappa. In quel momento arriva il Commendatore, padre di Donna Anna, che sfida Don Giovanni a duello venendo da lui ucciso. Don Giovanni e Leporello fuggono mentre Donna Anna arriva scortata da Don Ottavio, suo promesso sposo: quando vede il cadavere del padre sviene e chiede al suo fidanzato di vendicarne la morte. Don Giovanni, seguito sempre dal fedele Leporello, è in giro a cercare nuove conquiste. Accorgendosi di un gruppo di persone davanti a un’osteria che festeggiano le nozze di due contadini, Masetto e Zerlina: immediatamente cerca di sedurre la sposina, dando ordine a Leporello, che lo ha raggiunto, di distrarre Masetto, il quale accetta di allontanarsi suo malgrado. Rimasto da solo con Zerlina le promette amore e matrimonio cantando Là ci darem la mano. La donna sta quasi per cedere quando, all’improvviso, arrivano prima Donna Elvira e poi Donna Anna e Don Ottavio. I tre non sanno che Don Giovanni è l’assassino del Commendatore ma, a un certo punto, Donna Anna lo riconosce dalla voce e torna a chiedere a Don Ottavio di vendicarsi. Don Giovanni tenta nuovamente di sedurre Zerlina, ma la ragazza urla facendo arrivare tutti gli invitati in suo soccorso: Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio si tolgono la maschera e accusano apertamente l’uomo, tentando di arrestarlo. Don Giovanni riesce, però, a scappare insieme a Leporello. Atto II Don Giovanni e Leporello sono davanti alla casa di Donna Elvira: pur disapprovando totalmente il comportamento del padrone, il servitore accetta di scambiarsi con lui i vestiti per consentirgli di sedurre la cameriera di Donna Elvira. Quest’ultima si affaccia alla finestra e scorgendo Leporello travestito crede che sia il suo amato ravveduto e si allontana con lui. Il vero Don Giovanni, von gli abiti del suo servitore, sta, invece, cantando una serenata alla cameriera. Arriva Masetto, con altri contadini armati, pronto a vendicarsi ma non riconosce l’uomo e da lui viene malmenato. Poco dopo sopraggiungono anche Zerlina, Donna Anna e Don Ottavio che vorrebbero giustiziare Leporello: questi, impaurito, svela la propria identità e scappa. A notte fonda, Leporello raggiunge Don Giovanni che si è rifugiato in un cimitero: mentre gli racconta le sue disavventure, si sente una voce in lontananza. È la statua del Commendatore che cantando Di rider finirai pria dell’aurora preannuncia la morte di Don Giovanni se quest’ultimo non si pentirà dei suoi misfatti. Il cavaliere, per nulla intimorito, invita la statua a cena. A casa di Don Giovanni la sala è illuminata e l’uomo è pronto per la cena. Mentre mangia sopraggiunge Donna Elvira che, per l’ennesima volta, chiede all’uomo di pentirsi, ma viene da quest’ultimo derisa. La donna si allontana urlando terrorizzata da qualcosa. Leporello va a vedere cosa sia successo ma ritorna terrorizzato: ha visto la statua del Commendatore dinanzi al palazzo. Don Giovanni ordina di aprire la porta: il “convitato di pietra” entra e per ricambiare l’invito ricevuto, invita a sua volta a cena Don Giovanni e gli chiede ancora di pentirsi cantando A cenar teco m'invitasti. Don Giovanni gli dà la mano, ma rifiuta di pentirsi: sotto i suoi piedi si apre allora la terra e le fiamme lo avvolgono. L’opera si conclude con Don Ottavio che chiede a Donna Anna di sposarlo, con Donna Elvira che decide di ritirarsi in convento e Leporello in cerca di un nuovo padrone. Ascolta l'opera completa diretta dal Maestro Riccardo Muti. Qui trovi il libretto completo dell'opera.
Il barbiere di Siviglia è un'opera buffa in due atti composta da Gioacchino Rossini (1792 - 1868) su libretto di Cesare Sterbini. La prima assoluta fu al Teatro Argentina di Roma il 20 Febbraio 1816. Personaggi Conte d'Almaviva (tenore) Dottor Bartolo (baritono) Don Basilio (basso) Figaro (baritono) Rosina (mezzosoprano) Fiorello (servitore del conte, tenore) Ambrogio (servitore del dottore, basso) Berta (governante di Rosina, soprano) Sintesi dell'opera Atto I In una piazza di Siviglia il Conte d'Almaviva dedica una serenata a Rosina di cui è innamorato. Rosina però è la pupilla del dottor Bartolo nei confronti della quale nutre gelosia. Dopo la serenata cantata nell'aria Ecco ridente il cielo il Conte non ottiene nessun cenno da parte di Rosina e deluso si avvia per lasciare la piazza. Entra in scena di Figaro, che è anche il barbiere del dottor Bartolo, il quale sostiene d'essere il factotum della città. Bartolo tiene strettamente d'occhio la sua pupilla, che vorrebbe sposare, ma Rosina ha notato il suo spasimante segreto e lascia cadere dal balcone un biglietto nel quale chiede il suo nome. Figaro offre il proprio aiuto al Conte affinché possa comunicare direttamente con Rosina senza il controllo di Bartolo e nel duetto All'idea di quel metallo decidono che il Conte si fingerà un soldato appena giunto in città. Nel frattempo Bartolo confessa al maestro di musica di Rosina, Don Basilio, d'avere alcuni sospetti sul Conte. Per far sloggiare il finto soldato, ospitato da Bartolo, Don Basilio escogita un piano: diifamare il Conte attraverso la diffusione di una calunnia. Raccontando bugie sul Conte le voci inizieranno a circolare come un venticello, poiprenderanno la forza di un tuono e il malcapitato sarà costretto ad andarsene. Figaro decide di dire a Rosina che il finto soldato Lindoro è perdutamente innamorato di lei. Nel frattempo il Conte, travestito da soldato, si dichiara a Rosina. Atto II Il dottor Bartolo ha ormai il fondato sospetto che il soldato ospitato in casa sua sia in realtà il Conte d'Almaviva. La giovane coppia pianifica di fuggire, tuttavia l'idea non si concretizza. Inaspettatamente compare il notaio con Don Basilio che si lascia convincere a sposare gli innamorati. Anche Bartolo si rassegna all'idea di perdere Rosina consolato dalla promessa del Conte di ripagargli la dote. L'opera si conclude con il canto Di sì felice innesto. Qui trovi il libretto completo dell'opera. Rigoletto è un'opera in tre atti composta da Giuseppe Verdi (1813 - 1901) su libretto di Francesco Maria Piave. Il libretto è tratto dal testo di Victor Hugo Le Roi s'amuse (Il Re si diverte). Tanto il testo di Hugo quanto l'opera di Verdi incontrano problemi con la censura poiché il tema centrale delle opere narra la vita licenziosa del Re di Francia Francesco I. Per questa ragione si decise di ambientare il racconto presso la corte di Mantova, governata da un Duca. Personaggi Duca di Mantova (tenore) Rigoletto, buffone di corte (baritono) Conte Ceprano (basso) Conte di Monterone (baritono) Sparafucile, bravo (basso) Matteo Borsa, cortigiano (tenore) Marullo, cavaliere (tenore) Gilda, figlia di Rigoletto (soprano) Giovanna, custode di Gilda (mezzosoprano) Maddalena, sorella di Sparafucile (contralto) Paggio della Duchessa (soprano) Atto I In una brillante scena di corte il Duca chiacchiera con Matteo Borsa di una ragazza: Gilda ha infatti attirato le sue attenzioni; ma nello stesso momento anche la Contessa di Ceprano è al centro delle sue attenzioni. Il Duca dichiara il suo spirito libertino con l'aria Questa o quella. Il Duca si apparta con la contessa, ma improvvisamente appare il Conte di Monterone che lo denuncia pubblicamente per aver sedotto la figlia. Rigoletto irride il Conte con l'aria Voi congiuraste contro di me facendosi gioco delle desolazione di un padre; Monterone, dal canto suo, lancia una maledizione sul buffone di corte. Rigoletto spaventato torna a casa e ordina a Giovanna di vegliare sulla figlia, Gilda. Il Duca però, che ha già dimostrato il suo interesse per la figlia del buffone, si è già introdotto nel giardino di Rigoletto e appena questi si allontana, spacciandosi per uno studente, si avvicina a Gilda dichiarandole il suo amore. L'aria con cui il Duca si dichiara a Gilda E' il sol dell'anima. Nel frattempo inizia a circolare con insistenza la voce che Rigoletto abbia un'amante: in realtà si tratta della figlia Gilda che ha sempre tenuto nascosta dalla vita di corte. Atto II Gilda viene rapita da un gruppo di cortigiani e portata nella stanza del Duca. Rigoletto, in grande apprensione, si reca alla corte del Duca per cercare la figlia. Quando viene informato che Gilda si trova nella stanza insieme al Duca, Rigoletto si scaglia contro i cortigiani cantando l'aria Cortigiani vil razza dannata. Rigoletto incontra nel palazzo il Conte di Monterone condotto al patibolo per aver accusato pubblicamente il Duca e gli assicura che farà vendetta anche per lui cercando di cancellare la maledizione di cui si crede vittima. Atto III Nel tentativo di mostrare a Gilda la vera natura del Duca, Rigoletto l'accompagna a casa di Sparafucile dove il nobile si intrattiene con altre donne cantando l'aria La donna è mobile. Rigoletto si accorda con Sparafucile perché uccida il Duca e si raccomanda con la figlia perché si travesta e cavalchi fino a Verona. Successivamente Maddalena, la sorella di Sparafucile, si accorge di trovare interessante il giovane studente (il Duca) e propone al fratello di uccidere Rigoletto invece del Duca. Sparafucile, trovando la proposta della sorella immorale, propone di uccidere la prima persona che si presenterà davanti alla taverna. Gilda, che nel frattempo è ritornata indietro, sente lo scellerato accordo dei due. Con le luci spente decide di bussare alla porta: si ode un grido soffocato. La ragazza muore dopo un lungo e triste addio al padre che si ritrova solo a lamentarsi per la maledizione ricevuta quasi tre anni prima. Guarda l'opera completa. Curiosità
Nel corso della vita di Verdi l'Italia si trasforma da paese soggiogato al dominio straniero in uno stato unificato indipendente. Il risorgimento e le lotte per l'unificazione d'Italia non potevano lasciare indifferente il compositore. Nabucco, I Lombardi, Attila e Macbeth esprimono il sincero patriottismo di Verdi. I moti del 1848 lo portano a manifestare apertamente i suoi ideali patrottici. Qui trovi una lettera di Giuseppe Verdi indirizzata all'amico librettista Francesco Maria Piave in cui il maestro esprime tutta la sua gioia per le cinque giornate di Milano del Marzo 1848. |
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Nell'anno scolastico 2012-'13 l'azienda spagnola Reactable, produttrice dell'omonimo software, ha premiato una mia classe terza per l'uso dalla sua App nell'interpretazione del brano In C di T. Riley. Sotto è riportato il tweet con il quale l'azienda ha rilanciato il video dell'esecuzione sui principali social network.
E' con grande gioia che desidero condividere con amici e colleghi la nuova menzione sui principali social network da parte dell'azienda Reactable per le sperimentazioni e i progetti dedicati all'integrazione tra nuove tecnologie e didattica scolastica.
14 Ottobre 2014. Il 2014 lo ricorderò senz'altro come pieno di soddisfazioni professionali!
E' infatti la seconda volta in pochi mesi di distanza che l'azienda spagnola Reactable menziona il mio lavoro di ricerca nell'ambito delle tecnologie applicate alla didattica promuovendolo sui principali social. 19 Dicembre 2014. Ethel Mcknight, Soundcloud Promoter, in data 17 Novembre 2014 ha ritwittato il brano "Tribute to In C" composto da Simone Francia.
Ascolta il brano. |